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“Tieni Tempo?”: un’esperienza di speranza e rinascita con Caritas Italiana


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Articolo a cura di
Marianna Mariello,
Rita Imperato

Come scriveva il grande Seneca, “Ita est: non accipimus brevem vitam sed facimus” – non riceviamo una vita breve, ma la rendiamo tale. Non siamo dunque poveri di tempo, ma spesso lo sprechiamo senza rendercene conto.

Imparare a farne buon uso significa vivere con apertura, coraggio e determinazione, diventando i protagonisti della nostra esistenza.

È proprio questo il messaggio che riassume, per noi, e dà significato all’evento “Tieni tempo?”, al quale abbiamo partecipato lo scorso 16, 17 e 18 ottobre, promosso da Caritas Italiana: tre giorni intensi di incontri, testimonianze e riflessioni sul valore della speranza, della grinta e della rinascita.

Prima giornata – L’incontro con la speranza e la “cazzimma”

Siamo partite il 16 ottobre, piene di entusiasmo e curiosità, e nel pomeriggio siamo arrivate a destinazione. Ad accoglierci abbiamo trovato l’atmosfera di pace dell’Eremo di Camaldoli delle Suore Brigidine, un luogo che sembra sospeso nel tempo, dove il silenzio parla e la serenità si respira nell’aria.

Le suore, con la loro gentilezza e disponibilità, ci hanno fatto sentire subito a casa. Eravamo un gruppo di circa sessanta ragazzi provenienti da diverse diocesi d’Italia, uniti dal desiderio di metterci in ascolto e condividere esperienze.

Nel pomeriggio abbiamo partecipato al primo incontro, guidato dal cardinale don Domenico Battaglia, Arcivescovo di Napoli. Le sue parole ci hanno profondamente colpiti: attraverso racconti di vita vera, ci ha mostrato come la “cazzimma” – quella forza interiore, quella determinazione tutta napoletana – unita alla speranza, possa davvero cambiare il destino delle persone.

Successivamente abbiamo lavorato in piccoli gruppi per riflettere su cosa significassero per noi queste due parole. “Cazzimma e speranza” sono tenacia, grinta e determinazione, ma anche la capacità di attendere il sole e la luce quando tutto è buio e grigio.

L’Arcivescovo ci ha provocato con una domanda significativa: nella vita è meglio essere protagonisti o rimorchiati? Il confronto nei vari gruppi ci ha portato a una riflessione condivisa: i due ruoli non si escludono. Talvolta, per raggiungere un traguardo e diventare davvero protagonisti del proprio cammino, è necessario anche lasciarsi “rimorchiare”, accettando l’aiuto e il sostegno degli altri.

Abbiamo concluso la giornata con una serata di convivialità, piena di sorrisi, canti e nuove amicizie.

La Cazzimma
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Seconda giornata – Nisida, il coraggio della rinascita

Immagine: visita a Nisida

Il 17 ottobre abbiamo vissuto una delle esperienze più forti del nostro viaggio: la visita all’Istituto Penale Minorile di Nisida.

Ci siamo confrontati con il direttore del carcere, alcuni educatori e due ragazzi in semilibertà, Luigi e Fabrizio. È stato un incontro intenso, autentico e capace di toccarci nel profondo. Gli educatori ci hanno raccontato con passione il loro lavoro, fatto di ascolto, fiducia e assenza di giudizio.

Ci hanno detto che il loro compito è quello di “portare luce dove la luce sembra essersi spenta”.

Luigi e Fabrizio, inizialmente un po’ timidi, si sono poi raccontati a cuore aperto, rispondendo alle nostre domande. Le loro parole ci hanno insegnato il valore della libertà, l’importanza di imparare dai propri errori e la possibilità di ricominciare. Ci hanno raccontato di come, proprio dentro quelle mura, abbiano scoperto la maturità e il desiderio di cambiare davvero.

A pranzo siamo stati accolti con grande ospitalità dalla parrocchia di Pozzuoli. Nel pomeriggio abbiamo proseguito con lavori di gruppo su temi molto attuali e vicini al mondo giovanile: la povertà culturale, il bradisismo che segna la terra flegrea e l’azione del Progetto Policoro, volta a promuovere lavoro e dignità tra i giovani.

Abbiamo concluso la giornata con la Santa Messa nella Cattedrale di Pozzuoli, un momento di preghiera e comunione profonda, seguito da una cena conviviale con la regina indiscussa di Napoli: la pizza! Il tutto in una cornice suggestiva, all’interno del Museo Archeologico della Chiesa.

Terza giornata – Rione Sanità, il volto della rinascita

L’ultima giornata è stata dedicata alla scoperta delle Catacombe di San Gennaro, un luogo che custodisce secoli di fede, storia e speranza di vita eterna. La nostra guida, Fabrizio, con grande passione e competenza, ci ha condotti in un vero e proprio viaggio nel tempo, alle origini del cristianesimo e della sua diffusione.

A seguire, abbiamo visitato il Rione Sanità, un quartiere che porta impressi i segni della fatica ma anche quelli di una profonda rinascita, frutto dell’impegno di don Antonio Loffredo (don Gigi) e di tanti giovani che ogni giorno lavorano per trasformarlo in un luogo di cultura, accoglienza e speranza.

Fabrizio ci ha raccontato con sincerità le difficoltà che il “Rione” continua ad affrontare, ma anche la forza e la determinazione di tanti ragazzi come lui, che scelgono di restare e di impegnarsi per renderlo migliore. Prima di iniziare la visita, ci ha invitati a non giudicare, ma ad ascoltare in silenzio, lasciandoci toccare da ciò che il quartiere rappresenta per chi lo vive e lo ama: un esempio concreto di riscatto e rinascita, possibile grazie alla dedizione di persone come don Gigi e alla speranza che continua a fiorire tra le sue strade.

Immagine: Aree Interne e Spopolamento

Tre giorni intensi, un vero tour de force, ma ogni istante è valso la pena. Abbiamo condiviso
riflessioni, emozioni e sogni con ragazzi provenienti da tutta Italia, riscoprendo il valore
dell’ascolto, dell’empatia e della comunità.

Un grazie di cuore alla nostra Caritas di Ugento–S. Maria di Leuca, che ci ha dato la possibilità
di vivere questa esperienza unica, e un ringraziamento speciale a Suor Lorella, sempre
paziente, accogliente e calorosa: per noi è stata una mamma e una maestra, capace di farci
sentire parte di una grande famiglia.

“Tieni Tempo?” non è stato solo un evento: è stato un invito a fermarci, ad ascoltarci e a
ripartire, con più consapevolezza, con più cazzimma e, soprattutto, con più speranza.