Nel suo messaggio, Papa Leone XIV ha posto l’accento sulla speranza cristiana come unica certezza in un’esistenza segnata da “molte angosce e sventure”, citando le parole del Salmista.

La speranza in Dio non delude, agendo come una vera e propria àncora che offre stabilità e sicurezza, specialmente per coloro che sono oppressi dalla povertà.

Il Pontefice ha sottolineato che la carità non è una promessa futura, ma una realtà urgente e concreta di cui abbiamo bisogno “oggi, adesso”. La carità impegna i cristiani a orientare le proprie decisioni verso il bene comune e a non togliere la speranza al prossimo.

L’invito che giunge da questa Giornata e dal Giubileo è, quindi, quello di riconoscere nel povero un maestro che, nella sua fragilità, svela la povertà più grande: quella di non conoscere Dio.

Dall’Esortazione Apostolica “Dilexi te” di Papa Leone XIV (n.110)

“Per noi cristiani, la questione dei poveri riconduce all’essenziale della nostra fede. L’opzione preferenziale per i poveri, ossia l’amore della Chiesa verso di loro, come insegnava San Giovanni Paolo II, «è determinante e appartiene alla sua costante tradizione, la spinge a rivolgersi al mondo nel quale, nonostante il progresso tecnico economico, la povertà minaccia di assumere forme gigantesche». La realtà è che i poveri per i cristiani non sono una categoria sociologica, ma la stessa carne di Cristo. Infatti, non è sufficiente limitarsi a enunciare in modo generale la dottrina dell’incarnazione di Dio; per entrare davvero in questo mistero, invece, bisogna specificare che il Signore si fa carne che ha fame, che ha sete, che è malata, carcerata.

“Una Chiesa povera per i poveri incomincia con l’andare verso la carne di Cristo. Se noi andiamo verso la carne di Cristo, incominciamo a capire qualcosa, a capire che cosa sia questa povertà del Signore. E questo non è facile”.