25 settembre 2022. Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

La giornata dei migranti, che si celebrerà il prossimo 25 settembre, ha come tema il seguente:

Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati.

“L’attuale situazione geopolitica e socioeconomica – dice don Fabrizio Gallo, dell’ufficio diocesano per la pastorale dei migranti – ci vede particolarmente preoccupati proprio circa il futuro, quello della nostra nazione italiana, ma anche quello del mondo intero, quello di tante famiglie e lavoratori e quello dei singoli. Un futuro che, ad un primo sguardo, ci sembra pallido, incerto, quasi fosco per cui ci sentiamo smarriti e impauriti col rischio di perdere anche quello che, come comunità cristiana, ci contraddistingue, ossia uno sguardo di fiducia e speranza; fiducia riposta in Dio e nella sua paterna provvidenza, ma anche nell’uomo e nella sua ontologica propensione al bene, per cui anche se può sembrare che tutto concorra al male, in realtà l’uomo resta sempre capace di scorgere in se le energie e le forze spirituali per essere ciò che effettivamente è: operatore di bene, di giustizia e di pace, capace di custodire il creato e il fratello.

In questo scenario, un’altra cosa che rischiamo di perdere di vista è l’attenzione ai nostri fratelli migranti e rifugiati, i quali, come si vede continuano a toccare le nostre terre, anche quelle della nostra diocesi, in cerca di un futuro migliore.

La nostra sensibilità, e quella delle nostre comunità cristiane, ancora deve crescere. Resta vero che tanto si è fatto e si fa, ma, mentre ci interroghiamo sul nostro futuro rischiamo di farlo, o a prescindere dai migranti o, peggio ancora, escludendoli, come se essi rappresentassero un pericolo o un’insidia al raggiungimento di un futuro di pace e stabilità per noi.

La giornata dei migranti di quest’ anno, ci pone proprio dinanzi a questa sfida: pensare al nostro futuro insieme ai migranti, tenendo presenti due fondamentali realtà. La prima è l’accoglienza, per cui una società che non accoglie non può avere futuro, dal momento che l’accoglienza e l’attenzione verso chi soffre è il segno principale di una comunità aperta al futuro, un futuro contrassegnato non da logiche e calcoli umani ma aperto alla sorpresa di Dio, a ciò che Lui sta preparando e prepara per coloro che lo amano, come dice l’apostolo.

Cosa Dio prepara nel nostro futuro? La pace, la giustizia del suo regno che è in mezzo a noi e che viene, e tale futuro di pace è garantito solo a coloro che lo amano. Ma amare Dio vuol dire amare i fratelli, tutti, soprattutto i poveri gli emarginati i migranti. Accogliere il migrante significa accogliere Dio che si fa prossimo a noi nella persona dei nostri fratelli e ci mette alla prova circa la disponibilità ad accogliere, insieme al fratello, anche il suo progetto d’amore per un futuro di pace.

L’altro aspetto per cui il nostro futuro, se pur contrassegnato da numerose incertezze, deve essere un futuro inclusivo dei migranti, è l’integrazione. Risulta necessario abbandonare ogni residuo di autoreferenzialità, per cui l’altro, lo straniero, ci toglie qualcosa, ci toglie futuro.

Il fratello che viene, anche se chiede, non toglie nulla. Chi domanda non può togliere, tuttalpiù è pronto a donare, a donarsi, nella misura in cui si rispecchia in chi gli dona. In pratica, mentre noi doniamo, in realtà siamo noi a ricevere e mentre il fratello riceve, è lui che si dona, in una dinamica di reciprocità evangelica che ci fa vedere le nostre risorse, non più nostre, ma di tutti, e le risorse altrui, disponibilità aperte a tutti. L’integrazione di cui parliamo è a volte intesa soltanto a senso unico: sono i migranti a doversi integrare nella nostra cultura. Questo è vero, ed è necessario individuare le forme migliori perché questo si realizzi in un equilibrio che consenta di intessere relazioni serene, senza sbilanciamenti e squilibri sociali e culturali. Ma siamo anche noi che dobbiamo integrare il nostro modo di vedere le cose, integrare nel senso di una integrazione della mentalità, mettere ciò che manca, aprire la mente e il cuore alla novità che viene dall’altro, senza paure.

In questo senso, ancora una volta, il nostro impegno sarà caratterizzato da un rapporto osmotico tra dare e ricevere, accogliere ed essere accolti, perché forse, a volte, dimentichiamo che anche noi, sia in passato che nel presente, abbiamo avuto il desiderio di essere accolti da qualcuno, anche perché questo è in definitiva, l’anelito e il desiderio di ogni persona umana: essere accolto nel cuore del fratello, per esser accolti nel cuore di Dio.

La costruzione del Regno di Dio, a cui siamo chiamati a lavorare continuamente, comprende, come anche papa Francesco dice nel suo messaggio, i nostri fratelli migranti, dal momento che, Dio non esclude nessuno dalla costruzione del Regno, il quale ha le caratteristiche dell’inclusività. Di questo, il Santo Padre, propone una immagine, a mio avviso molto pregnante, attinta dal profeta Isaia, in cui, alla ricostruzione del tempio di Gerusalemme, gli israeliti accolsero di buon grado l’aiuto degli stranieri, che non vennero visti come invasori, ma co – costruttori del tempio, del Regno.

In allegato a questa lettera – scrive don Fabrizio – vi invio il messaggio del Santo Padre, ricco di spunti per la riflessione personale e comunitaria. Invito i pastori e le comunità a farne tesoro. Sarebbe utile, durante le prossime settimane, promuovere nelle parrocchie almeno uno o due incontri con i fedeli, in cui si possa leggere il messaggio e porre in atto una riflessione comunitaria. Oltre a questo, propongo di vivere un momento comunitario di preghiera, con ascolto della Parola di Dio, per preparare le comunità a vivere con consapevolezza, non soltanto la giornata dei migranti, ma tutto l’impegno che deve scaturirne, per la nostra vita cristiana.

Infine, propongo di aggiungere alla preghiera universale delle celebrazioni di domenica 25 settembre una speciale intenzione per i migranti che potete attingere dai formulari liturgici in uso, oppure da comporre in comunità coinvolgendo i laici, o ancora, utilizzando la preghiera composta da papa Francesco in coda al suo messaggio.

Certo della vostra sensibilità e collaborazione vi saluto fraternamente e vi auguro buon anno pastorale”.

Ugento, 19 settembre 2022

don Fabrizio Gallo, Ufficio diocesano per la pastorale dei migranti


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA 108a GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2022

(25 settembre 2022)

Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati
«Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura» (Eb 13,14).

Cari fratelli e sorelle!

Il senso ultimo del nostro “viaggio” in questo mondo è la ricerca della vera patria, il Regno di Dio inaugurato da Gesù Cristo, che troverà la sua piena realizzazione quando Lui tornerà nella gloria. Il suo Regno non è ancora compiuto, ma è già presente in coloro che hanno accolto la salvezza. «Il Regno di Dio è in noi. Benché sia ancora escatologico, sia il futuro del mondo, dell’umanità, allo stesso tempo si trova in noi».

La città futura è una «città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso» (Eb 11,10). Il suo progetto prevede un’intensa opera di costruzione nella quale tutti dobbiamo sentirci coinvolti in prima persona. Si tratta di un meticoloso lavoro di conversione personale e di trasformazione della realtà, per corrispondere sempre di più al piano divino. I drammi della storia ci ricordano quanto sia ancora lontano il raggiungimento della nostra meta, la Nuova Gerusalemme, «dimora di Dio con gli uomini» (Ap 21,3). Ma non per questo dobbiamo perderci d’animo. Alla luce di quanto abbiamo appreso nelle tribolazioni degli ultimi tempi, siamo chiamati a rinnovare il nostro impegno per l’edificazione di un futuro più rispondente al progetto di Dio, di un mondo dove tutti possano vivere in pace e dignità.«Noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia» (2 Pt 3,13). La giustizia è uno degli elementi costitutivi del Regno di Dio. Nella ricerca quotidiana della sua volontà, essa va edificata con pazienza, sacrificio e determinazione, affinché tutti coloro che ne hanno fame e sete siano saziati (cfr Mt 5,6). La giustizia del Regno va compresa come la realizzazione dell’ordine divino, del suo armonioso disegno, dove, in Cristo morto e risorto, tutto il creato torna ad essere “cosa buona” e l’umanità “cosa molto buona” (cfr Gen 1,1-31). Ma perché regni questameravigliosa armonia, bisogna accogliere la salvezza di Cristo, il suo Vangelo d’amore, perché siano eliminate le disuguaglianze e le discriminazioni del mondo presente.Nessuno dev’essere escluso. Il suo progetto è essenzialmente inclusivo e mette al centro gli abitanti delle periferie esistenziali. Tra questi ci sono molti migranti e rifugiati, sfollati e vittime della tratta. La costruzione del Regno di Dio è con loro, perché senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole. L’inclusione delle persone più vulnerabili è condizione necessaria per ottenervi piena cittadinanza.

Dice infatti il Signore: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt 25, 34-36).Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione. Mi piace cogliere questo approccio al fenomeno migratorio in una visione profetica di Isaia, nella quale gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti (cfr Is 60,10-11).

Nella medesima profezia l’arrivo degli stranieri è presentato come fonte di arricchimento: «Le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli» (60,5). In effetti, la storia ci insegna che il contributo dei migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi. Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono Ma questo contributo potrebbe essere assai più grande se valorizzato e sostenuto attraverso programmi mirati. Si tratta di un potenziale enorme, pronto ad esprimersi, se solo gliene viene offerta la possibilità.Gli abitanti della nuova Gerusalemme – profetizza ancora Isaia – mantengono sempre spalancate le porte della città, perché possano entrare i forestieri con i loro doni: «Le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciar introdurre da te le ricchezze dei popoli» (60,11). La presenza di migranti e rifugiati rappresenta una grande sfida ma anche un’opportunità di crescita culturale e spirituale per tutti. Grazie a loro abbiamo la possibilità di conoscere meglio il mondo e la bellezza della sua diversità. Possiamo maturare in umanità e costruire insieme un “noi”più grande. Nella disponibilità reciproca si generano spazi di fecondo confronto tra visioni e tradizioni

diverse, che aprono la mente a prospettive nuove. Scopriamo anche la ricchezza contenuta in religioni e spiritualità a noi sconosciute, e questo ci stimola ad approfondire le nostre proprie convinzioni.Nella Gerusalemme delle genti il tempio del Signore è reso più bello dalle offerte che giungono da terre straniere: «Tutti i greggi di Kedàr si raduneranno da te, i montoni dei Nabatei saranno a tuo servizio, saliranno come offerta gradita sul mio altare; renderò splendido il tempio della mia gloria.» (60,7). In questa prospettiva, l’arrivo di migranti e rifugiati cattolici offre energia nuova alla vita ecclesiale delle comunità che li accolgono. Essi sono spesso portatori di dinamiche rivitalizzanti e animatori di celebrazioni vibranti. La condivisione di espressioni di fede e devozioni diverse rappresenta un’occasione privilegiata per vivere più pienamente la cattolicità del Popolo di Dio.Cari fratelli e sorelle, e specialmente voi, giovani! Se vogliamo cooperare con il nostro Padre celeste nel costruire il futuro, facciamolo insieme con i nostri fratelli e le nostre sorelle migranti e rifugiati. Costruiamolo oggi! Perché il futuro comincia oggi e comincia da ciascuno di noi. Non possiamo lasciare alle prossime generazioni la responsabilità di decisioni che è necessario prendere adesso, perché il progetto di Dio sul mondo possa realizzarsi e venga il suo Regno di giustizia, di fraternità e di pace.

Preghiera
Signore, rendici portatori di speranza,
perché dove c’è oscurità regni la tua luce,
e dove c’è rassegnazione rinasca la fiducia nel futuro.Signore, rendici strumenti della tua giustizia,

perché dove c’è esclusione fiorisca la fraternità, e dove c’è ingordigia prosperi la condivisione.Signore, rendici costruttori del tuo Regno Insieme con i migranti e i rifugiati
e con tutti gli abitanti delle periferie.Signore, fa’ che impariamo com’è bello vivere tutti da fratelli e sorelle. Amen.
Roma, San Giovanni in Laterano, 9 maggio 2022
FRANCESCO