“Mi prendo cura di te”: a Molfetta la teologia morale riscopre il valore della cura come fondamento dell’impegno cristiano.
III Giornata di studio di teologia morale all’Istituto Teologico “Regina Apuliae” di Molfetta: una riflessione condivisa tra docenti, operatori pastorali e teologi sulle nuove frontiere della carità e della responsabilità nella Chiesa di oggi.

MOLFETTA – Sabato 24 maggio 2025 si è tenuta presso l’Istituto Teologico “Regina Apuliae” la III Giornata di Studio di Teologia Morale, organizzata dalla Facoltà Teologica Pugliese in collaborazione con le Commissioni regionali Caritas, Migrantes e Problemi sociali e lavoro. Il titolo scelto per l’edizione di quest’anno – “Mi prendo cura di te” – ha messo al centro della riflessione la cura come parola chiave per comprendere, rileggere e incarnare il Vangelo nella società contemporanea.

Un percorso tra pensiero, vita e impegno

Il programma si è articolato in due momenti principali: una sessione plenaria mattutina con interventi di forte spessore accademico e spirituale, e dei laboratori pomeridiani che hanno consentito ai partecipanti di confrontarsi su esperienze concrete nei territori, offrendo uno spazio prezioso di ascolto, dialogo e progettualità.
Ad aprire la giornata, dopo i saluti istituzionali, è stata la prof.ssa Luigina Mortari, filosofa e docente presso l’Università di Verona, tra le principali studiose italiane della “filosofia della cura”. Con un intervento appassionato e rigoroso dal titolo “Esserci con cura: relazioni improntate alla responsabilità”, la professoressa ha messo in luce come la cura non sia un sentimento generico, ma un modo d’essere dell’umano, un’etica incarnata, un agire che nasce da una scelta consapevole di “stare nella linea del bene”.
Citazioni da Platone, Aristotele, Heidegger, Edith Stein e dalla pedagogia di Winnicott si sono intrecciate con racconti di vita quotidiana, tratti da reparti oncologici, scuole, famiglie, dove la cura prende corpo nei gesti semplici, nell’attenzione all’altro, nella capacità di fermarsi, ascoltare e custodire.

«Non c’è vera umanità senza cura – ha affermato Mortari – perché è la cura che ci salva dall’indifferenza e dall’anonimato delle relazioni».

L’imperativo evangelico della cura

La riflessione è proseguita con l’intervento di don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale CEI per i problemi sociali e il lavoro, che ha proposto una lettura teologico-pastorale del tema: “Una comunità cristiana sulla soglia: prospettive etiche della carità sociale”. A partire dalla scena evangelica dell’incredulità di Tommaso e dal primo miracolo degli Atti degli Apostoli (la guarigione dello storpio alla Porta Bella), don Bignami ha richiamato la comunità cristiana alla sua vocazione profonda:

rimettere in piedi chi è stato escluso, restituire dignità a chi l’ha perduta, guardare oltre le domande esplicite per intercettare quelle inespresse.

«La cura non è solo risposta al bisogno, ma è visione trasformativa» – ha sottolineato – «il povero non chiede solo pane, ma di essere riconosciuto e amato come fratello. La Chiesa deve saper ascoltare anche ciò che non viene detto, deve agire sulla soglia tra culto e vita, fede e impegno sociale».

I laboratori del pomeriggio: esperienza e discernimento

Nel pomeriggio, tre moduli laboratoriali hanno declinato la cura in ambiti concreti:

  • Modulo A: Nuove povertà educative, con il prof. Roberto Massaro e la Caritas regionale, si è concentrato su disturbi dell’apprendimento e rischio devianza.
  • Modulo B: La sfida della partecipazione democratica, con il prof. Gianpaolo Lacerenza e le Commissioni sociali, ha esplorato i limiti e le potenzialità della cittadinanza attiva nei contesti ecclesiali.
  • Modulo C: Giovani stranieri in transito, a cura del prof. Giorgio Nacci e della Migrantes regionale, ha portato alla luce storie di vulnerabilità e resilienza nelle periferie esistenziali.

Il confronto nei gruppi ha restituito esperienze significative di accoglienza, educazione, prossimità e corresponsabilità. Le parole chiave emerse? Empatia, ascolto, giustizia, dignità, comunità, formazione, conversione.

Una teologia “a servizio” e “in uscita”

Il messaggio finale della Giornata è chiaro: la teologia morale non può restare nei confini delle aule, ma deve camminare “con le scarpe impolverate”, nelle strade del mondo, accanto alle ferite degli ultimi, con lo stile del buon samaritano.
Nell’era delle solitudini digitali, delle fragilità educative, delle ingiustizie ambientali e sociali, prendersi cura non è solo un dovere cristiano, ma un imperativo antropologico, spirituale e politico. Un nuovo umanesimo, capace di tenere insieme il cuore e la ragione, la fede e l’azione, la persona e il creato.
Una sfida che interpella tutta la comunità ecclesiale: teologi, docenti, operatori pastorali, ma anche semplici fedeli chiamati a riscoprire la bellezza di un cristianesimo umile, generoso e compassionevole.

Come diceva Papa Francesco:

“L’amore sociale è la chiave di un autentico sviluppo. Nessuno si salva da solo.”

A cura di Oriana Leone