Carta di Leuca 2025: i giovani uniti per la pace tra i popoli
Come è nata la Carta di Leuca
La stesura della Carta di Leuca 2025 è frutto di un intenso scambio di idee. Tutto è cominciato il 9 luglio, quando i ventiquattro ragazzi del Servizio Civile Universale della Caritas diocesana di Ugento–Santa Maria di Leuca hanno incontrato i ventuno corsisti del CIHEAM di Tricase Porto, istituto di alta formazione agroalimentare strategico per il Mediterraneo.
All’incontro hanno partecipato anche cinque studentesse della Scuola di Economia di Lione, in Italia per studiare l’impatto della Fondazione Mons. Vito De Grisantis sul territorio. Dalla condivisione di esperienze e prospettive diverse è nato un testo che trasforma sensibilità differenti in un impegno comune.
La Carta di Leuca 2025 sancisce l’impegno a essere fautori e custodi di nuovi cambiamenti, promuovendo la pace anche in tempi di guerra, rifiutando ogni forma di violenza, razzismo e discriminazione, e opponendosi all’odio digitale e alla disinformazione. Non si tratta solo di un manifesto di intenti, ma di una chiamata a vivere la pace come scelta quotidiana e condivisa.
Un gesto simbolico suggella questo impegno, trasformando parole e idee in un concreto patto di fraternità e responsabilità comune.
Una firma che impegna ad educarci alla pace
La Carta di Leuca 2025 è stata proclamata e sottoscritta il 14 agosto a Santa Maria di Leuca, suggellando l’impegno per la promozione e la condivisione della pace tra i popoli. Si tratta di documento simbolico che suggella l’impegno di amministratori, cittadini e giovani uniti verso un mondo che ripudia ogni forma di guerra, violenza e razzismo. Un mondo più giusto che guarda allo “straniero” come ad una risorsa fondamentale.
Quest’anno, infatti, il tema del meeting internazionale dei giovani è stato proprio quello delle “migrazioni”.
Centinaia di persone, la notte tra il 13 e il 14 agosto, si sono messe in cammino. Dopo un breve momento di preghiera sulla tomba del venerabile don Tonino Bello hanno raggiunto a piedi la Basilica De Finibus Terrae verso un’alba di Pace. Qui è stata proclamata e sottoscritta “La Carta di Leuca 2025” ed è stata celebrala la Sarta Messa alla presenza di oltre 500 persone. Alla celebrazione hanno partecipato numerose rappresentanze del mondo civile, religioso e militare. Presente anche don Antonio Coluccia, prete di origini salentine noto per la lotta allo spaccio e alla criminalità nella Capitale.
Il messaggio del Papa
Con grande emozione, i giovani presenti hanno ricevuto un messaggio speciale del Santo Padre. A darne lettura è stato monsignor Vito Angiuli, affiancato da monsignor Bruno Varriano, vescovo latino del Patriarcato di Gerusalemme. Il messaggio esprimeva vicinanza e profonda gratitudine per il Meeting. Il Pontefice ha auspicato che l’evento, sull’esempio di don Tonino Bello, contribuisca a rafforzare propositi di amicizia e condivisione fraterna, promuovendo la cultura dell’accoglienza e della solidarietà tra i popoli.
Le parole di mons. Bruno Varriano
Il cammino simbolico dalla tomba di Don Tonino Bello al Santuario ci ricorda che la pace non è una conquista, ma un percorso da vivere giorno dopo giorno.
La mia intuizione di andare in Oriente e diventare padre francescano nacque quando ero molto giovane. Pochi la compresero, anche i miei genitori, ma era una scelta che sentivo profondamente nel cuore. Conoscevo poco del Medio Oriente, e partii con quell’entusiasmo che anima ogni giovane. La mia prima obbedienza da frate fu alla chiesa di Betlemme, luogo della nascita di Gesù.
Nel 2002, la tensione nella regione era altissima: l’esercito israeliano aveva iniziato a bombardare e distruggere la città, arrivando fino alle porte della Basilica. Con noi c’erano oltre 240 palestinesi armati. Tutti i religiosi presenti furono chiusi per quaranta giorni; per costringerci ad uscire ci tagliarono l’acqua e interruppero le comunicazioni. Uomini armati erano dentro e fuori dalla Chiesa. Capì subito che era il momento di dare una risposta più profonda. La situazione era così critica che il nostro ministro generale ci sciolse dal voto di obbedienza come francescani: potevamo andarcene. In quel momento, rinnovai il mio sì al Signore, decidendo di restare all’interno della Basilica, con tutte le conseguenze del caso. Furono giorni durissimi, ma compresi che non ero lì per difendere le mura, bensì per proteggere le vite umane che vi erano dentro.
Un giorno scrissi una lettera ai miei genitori, convinto che fosse la fine. Ma proprio quel giorno, in piazza San Pietro, San Giovanni Paolo II gridava: “Non toccate i religiosi!”. Ci contattò poi al telefono, parlando con cinque frati; io fui scelto come unico italiano. Con dolcezza mi disse: “Non avere paura. Grazie per la testimonianza che date”. Fu un vero battesimo di fuoco. Dopo quell’esperienza, fui guardiano a Nazaret per nove anni.
L’educatore di pace è colui che ha il coraggio di porre una mano sulla spalla dell’uno e l’altra sull’altro. Il cardinale Pizzaballa, dopo essere entrato a Gaza con il cardinale greco-ortodosso, ha dichiarato chiaramente: “Noi non siamo politici, non abbiamo interessi economici. È il momento di fermare la violenza”, ma sempre con due mani. Quando c’erano bambini in ostaggio, il cardinale aggiunse: “Prendete me. Lasciate liberi i bambini. Tutti i bambini”.
La nave scuola per la pace
Durante il meeting è stato trasmesso il videomessaggio di monsignor Alexis Leproux, promotore di MED 25, iniziativa che coinvolge giovani di tutto il mondo. Il progetto prende forma attraverso la nave-scuola per la pace “La Bella Speranza”, salpata a marzo e destinata a visitare 30 porti sulle cinque sponde del Mediterraneo.
A bordo, giovani di diverse nazionalità, religioni e culture navigano insieme per promuovere pace, fraternità, tolleranza e solidarietà, con particolare attenzione alle popolazioni migranti prive di cittadinanza riconosciuta. Come ha sottolineato Leproux, «tutti condividiamo la stessa dignità umana e un destino comune».
Un gemellaggio che promuova un ponte di pace
La sottoscrizione della Carta si è conclusa con uno scambio di doni dal forte valore simbolico. Il vescovo Angiuli ha consegnato a mons. Varriano un’immagine della Madonna di Leuca mentre il vescovo latino ha ricambiato con una pietra proveniente dalla casa di Nazareth in cui Maria pronunciò il suo “sì” all’angelo Gabriele. Un gesto che vuole suggellare l’impegno comune per la pace e la fraternità tra i popoli e l’inizio di un nuovo gemellaggio che guarda ai popoli del Mediterraneo con l’obbiettivo di promuovere una pace reale, stabile e duratura partendo proprio dai giovani e per rafforzare il gemellaggio, già avviato, con le Caritas di Puglia.
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